Si parla di “ciclo” perché si tratta di una complessa serie di mutamenti fisiologici, che può avere una durata che va dai 28 ai 32 giorni di media ed ha come fulcro la maturazione dell’ovulo e l’inspessimento dell’endometrio (tessuto sulle pareti dell’utero adatto al suo impianto). Con il termine mestruazione si intende l’esplulsione di questo tessuto in caso di mancata gravidanza. Questo fenomeno di “pulizia” dell’utero viene generalmente accompagnato da una perdita più o meno consistente di sangue di una durata che va dai 3 ai 5 giorni.
La cosiddetta fase “fertile” del ciclo avviene tra il 12° e il 16° giorno, essa è rappresentata dall’ovulazione nella quale lo spessore dell’utero e delle pareti della vagina diventano più pronunciati, questo per creare un ambiente adatto ad accogliere un’eventuale gravidanza nel caso l’ovulo fosse fecondato.
La prima mestruazione detta “menarca“ avviene generalmente tra i 9 e i 13 anni. Può tuttavia comparire prima dei 9 anni viene definita “prematura“, oppure presentarsi dopo i 14-15 anni ed è detta “tardiva“. In entrambi i casi sarebbero consigliabili delle indagini mediche per capirne la causa.
Il corpo di una bambina, infatti, dovrebbe arrivare ad una certa maturazione fisica e ormonale perché sia pronto a una possibile gravidanza.
La mestruazione consiste nella fuoriuscita di circa 40 ml di sangue misto a residui di endometrio attraverso il canale vaginale. La sua durata si calcola dal primo giorno della mestruazione, che convenzionalmente viene fissato quando si manifesta una perdita ben visibile di sangue e non quando invece si verifica il cosiddetto “spotting”.
Col termine spotting si indicano perdite di colore rosa, rosso o marrone, che possono verificarsi come “preavviso” dell’arrivo del ciclo oppure durante la fase ovulatoria (intorno al 14°-16° giorno del ciclo).
Qualsiasi perdita anomala intermestruale o che si verifica per la prima volta, deve essere tempestivamente segnalata al proprio ginecologo che avvierà i dovuti controlli medici.
Le perdite infatti possono essere il segnale anche di alcune patologie, che vanno indagate accuratamente per escludere qualsiasi malattia collegata al funzionamento dell’apparato genitale e riproduttivo della donna.
L’ultimo ciclo mestruale coincide con l’entrata in menopausa e avviene dai 45 ai 55 anni.
Perché conoscere la durata del ciclo mestruale
Ogni donna almeno una volta nella vita si è posta la domanda: “ma di preciso il ciclo mestruale ogni quanto viene?” Iniziamo col dire che per calcolare la durata del ciclo mestruale si inizia a contare dal primo giorno di un ciclo e si finisce il primo giorno del ciclo successivo. Questo periodo di tempo non è uguale per tutte le donne e può variare da 21 a 45 giorni nelle donne più giovani o abbreviarsi, circa tra 21 a 35 giorni, nelle donne adulte. La media comunque si assesta, come premesso, tra i 28 ed 32 giorni
Conoscere la durata del proprio ciclo può essere importante, per individuare quali sono le fasi durante cui matura l’ovulo che, se non viene fecondato, poterà alla perdita di sangue mensile. L’assenza del ciclo può indicare una gravidanza o un certo numero di patologie sia ormonali che legate a problemi fisici o dell’apparato riproduttivo, quindi monitorare la durata e la frequenza del ciclo può essere importante per diagnosticarle in tempo e curarle.
L’arrivo delle mestruazioni porta alla modificazione del livello di alcuni ormoni, in particolare il progesterone, e porta quindi al coinvolgimento di ghiandole quali ipofisi ed ipotalamo, del sistema nervoso e infine delle ovaie.
C’è un perfetto equilibrio tra questi distretti del corpo che sono strettamente sincronizzati fra loro per dare regolarità al ciclo. In mancanza di questa, infatti, si parla di “squilibrio ormonale“, che va corretto solitamente con l’assunzione dietro stretto controllo medico, della pillola anticoncezionale o di altre cure ormonali sostitutive o integrative.
Ovulazione e sindrome pre-mestruale
Nel periodo di tempo che intercorre tra una mestruazione e l’altra, il corpo di una donna subisce delle modificazioni di tipo fisiologico, sebbene non tutte le donne ne siano soggette e non tutte manifestino gli stessi sintomi.
Durante l’ovulazione, ad esempio, si verifica un aumento della cosiddetta “temperatura basale” il cui picco, che è di circa 1,5 gradi rispetto alla temperatura normale, coincide con il periodo di fertilità massima. Altre modificazioni di cui una donna possa accorgersi riguardano ad esempio una modificazione della quantità e dell’aspetto del muco cervicale (che durante il periodo ovulatorio assume la consistenza detta “a bianco d’uovo), oppure il presentarsi di leggeri crampi simili a quelli che possono accompagnare le mestruazioni con o senza la presenza di piccole perdite ematiche (spotting).
Monitorare la temperatura basale può essere utile sia per chi stesse cercando una gravidanza che per chi la volesse evitare, sebbene studi recenti dimostrino che questo tipo di misurazione non è affidabile poiché esistono molti fattori, oltre l’ovulazione, che possono andare a modificare la temperatura basale. Non è quindi considerato un metodo anticoncezionale sicuro. I metodi maggiormente affidabili richiedono un’analisi delle urine casalinga tesa ad individuare gli ormoni che accompagnano l’ovulazione dando un risultato molto più preciso.
Subito dopo l’ovulazione, nel periodo che intercorre fra questa e la mestruazione vera e propria, alcune donne lamentano una serie di sintomi associati alla cosiddetta “sindrome pre-mestruale”. Questa può provocare forti modificazioni dell’umore, nervosismo, insonnia, desiderio improvviso di cibi dolci e salati, ma anche gonfiore al seno, dolore alle ovaie, aumento di peso (fino a 2 kg), eruzioni cutanee e problemi intestinali o dell’apparato digerente.