L’approssimarsi della stagione invernale comporta, come tutti gli anni, la riaccensione dell’impianto di riscaldamento. Per accertarsi del corretto funzionamento della caldaia ed evitare alcuni rischi (quali la fuoriuscita di gas, le concentrazioni di monossido e incendi) è necessario fare dei controlli periodici, verificando al contempo anche l’efficienza energetica. Ma quando vanno effettuati questi interventi e quali sono le certificazioni di cui deve essere in possesso il nostro impianto?
Differenza tra revisione e verifica dei fumi
La revisione della caldaia riguarda la pulizia del bruciatore, attraverso cui ci si assicura che i fumi vengano scaricati correttamente e che lo scambiatore di regolazione funzioni bene; la verifica dei fumi, al contrario, consiste in una più accurata analisi dei gas della combustione e di altri parametri molto importanti (ad esempio, la concentrazione di CO, il temibile monossido di carbonio e il “nerofumo”, vale a dire l’indice di fumosità).
Dal punto di vista prettamente tecnico, la revisione riguarda la più classica manutenzione degli impianti di riscaldamento (non solo la caldaia domestica) e vale per quelli che hanno una potenza inferiore ai 35 kW; la verifica fumi, invece, è obbligatoria per qualunque impianto la cui potenza superi la soglia-limite dei 10 kW.
Per quanto concerne la certificazione energetica, la disciplina in materia è stata rivista tre anni fa, a seguito dell’approvazione del D.P.R. n.74 del 2013 che ha integrato un precedente decreto del 2005, modificando di conseguenza anche l’indicazione delle tempistiche relative ai controlli.
Ogni quanto si fa la revisione della caldaia
Come è facile intuire, questo intervento va effettuato prima che si cominci ad usare l’impianto, dunque nel periodo antecedente la sua messa in funzione. In questo caso, la periodicità non è sottoposta a una regolamentazione precisa ma dipende dalla caldaia stessa.
Secondo il citato D.P.R., è la ditta che ha effettuato l’installazione a indicare ogni quanto tempo va eseguita la revisione “ordinaria”: quest’ultima, inoltre, può essere effettuata anche da altre ditte abilitate, ovviamente in modo conforme alle specifiche tecniche, alla potenza della caldaia e alle istruzioni indicate dagli installatori. In generale, è comunque bene fare la revisione della caldaia almeno ogni uno o due anni ma, in mancanza di eventuali indicazioni da parte della ditta, si può fare riferimento al libretto di istruzioni fornito con la caldaia.
Ogni quanto si fa la verifica dei fumi (il “Bollino Blu”)
Per l’esame dei fumi invece si parla di “Bollino Blu”: serve a certificare il corretto funzionamento dell’impianto che regola la caldaia, sia per quanto riguarda l’efficienza energetica, sia a livello di emissioni inquinanti.
L’esame dei fumi, effettuato attraverso un prelievo dei prodotti di combustione e la successiva misurazione dei loro valori, è obbligatorio per legge: le norme prevedono che venga eseguito da dei tecnici abilitati una volta ogni quattro anni per gli impianti a GPL o a gas metano, mentre l’intervallo è di soli due anni per tutti quegli impianti termici a combustibile (solido oppure liquido); infine, per tutte le caldaie di elevata potenza (100 kW o livelli superiori) il rinnovo del “Bollino Blu” va fatto una volta ogni dodici mesi. Le periodicità qui indicate sono fisse e non variano né in base al modello della caldaia, né agli anni di funzionamento effettivamente certificati.
Il libretto dell’impianto e i costi degli interventi
Terminato il controllo, il suo esito positivo verrà certificato con l’apposizione del “Bollino Blu” sul libretto di impianto (in vigore dal 2014) che costituisce la vera e propria carta di identità della caldaia: al suo interno ci sono i dati di immatricolazione, i risultati della verifica dei fumi e l’intero “storico” delle revisioni.
Una copia di questo rapporto di controllo andrà poi inviato all’ente competente (Comune o Provincia). Passiamo alle tariffe: il costo per la revisione di solito non supera gli 80 euro, mentre quello della verifica dei fumi è compreso tra i 100 e i 150 euro, per una spesa complessiva dei due interventi che oscilla tra i 180 e i 230 euro.